Recensione del critico d’Arte Gianfranco Pugliese

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Ottobre 2024


Paola D’ Antuono. 1965, Sassuolo. Le grand bleu –  Olio su tela – 100×100 cm. Anno 2017. L’ essenza del colore blu e’ stato indagato nelle sue profondita’ piu’ peste assolute dalla mente contemplante della pittrice, Paola D’ Antuono, attraverso le tecniche dell’ aniconismo pittorico, predilette cotali tecniche artistiche dalla pittrice medesima, per ontosignificare la sua vasta produzione artistica informale. Perciocche’ si deduce il fatto che, l’ opera in menzione, rappresenta appunto cio’ di anzidetto per quanto riguarda il viaggio interiore  dell’ anima vegetante della pittrice in questione, all’ interno dei limiti stessi dell’ essenza del colore blu che, si impone con tutta la sua forza d’ urto psicoallucinante su questa superficie di una tela in lino, quadrangolare, di chiara matrice geometrica euclidea. La compattezza monocromatica del colore blu e’ suggestionata dal suo stesso autofrantumismo ontologico, nonche’ tal fatto e’ supportato appieno dall’ accidentalizzazione di svariate cromorisoluzioni iconologiche poligonali irregolari in continuo trasmutazionismo ontologico capaci di evocare la classica prigionia della forma geometrimatematecizzata con delle linee di contorno di colore nero che, attornano le molteplici cromorisoluzioni iconologiche percepibili soprattutto in alto sulla suddetta superficie della tela manifesta. La pittrice penetra con la sua anima nell’ essenza stessa del colore blu che potrebbe soffocare e stringere il corpo stesso della pittrice, ma cio’ di converso non puo’ accadere, poiche’ e’ solo l’ anima della pittrice che si avventura all’ interno di questa dimensione psicoallucinante e non come anzidetto, il suo corpo carnale che, con il suo peso specifico e la sua possanza volumetrica si ritrova a sostare sulle svariate superfici del pianeta terra manifesto, levitante e scaraventato, cotale pianeta, nel vuoto dello spazio piu’ profondo e oscuro dell’ universo, ove sulla sua superficie, solo i raggi sprigionati dalla luce del sole riescono su di essa a illuminare naturalmente gli obiecta coltri e smarriti, nonche’ gli innumerevoli esseri psichici, soliti fin dalla notte dei tempi, di innalzare dei monumenti antropici sulla summenzionata superficie del pianeta terra sopraddetto, per celebrare la loro vanagloria a discapito di loro stessi, nonche’ nei confronti dei loro dei. Queste formelle poliformali, son capaci di supportare la ritmocromoinformalizzazione pittorica, nonche’ il loro autosfaldamento ontologico tramite i svariati passaggi chiaroscurali che si accidentalizzano ovunque in molteplici micromacrocromo chiazze aniconiche, hanno la facolta’ di sprigionare altri cromatismi differenti dallo stesso colore blu manifesto che, la pittrice, indaga, per poi intitolare questo suo codesto quadro in citazione. Il frantumismo pittorico e’ capace altresì  di palesare fantasticamente all’ occhio dell’ osservatore del quadro queste formelle pittoriche che, potrebbero anche essere interpretate come delle formelle di vetro o di ghiaccio o altro di differente che, possa suggestionare la vivacizzazione stessa delle energie medesime del colore blu sopraddetto di un mosaico psichedelico. Al centro della tela si puo’ benissimo percepire una concentrazione di svariate micromacrocromo chiazze aniconiche, di colore nero, giallo, celeste e bianco, utili per supportare appieno l’ orizzontalizzazione pittorica dello sfondo stesso della profondita’ dell’ biditridimensionalismo pittorico sempre sulla tela sopraddetta, nonche’ tal fatto pone in essere delle idee, contenenti in se stesse, delle nozioni teoretiche, atte a palesare dei concetti concernenti l’ evocazione del raggiungimento di una meta spirituale, di un obiettivo, o di una psicodimensione misteriosa e senza nome tutta da scoprire che, la pittrice, e’ capace di attraversare fin dal suo primo confine e percepirla come ella e’ riuscita a rappresentarla pittoricamente al centro dell’ opera stessa, con questa concentrazione di queste svariate micromacrocromo chiazze aniconiche supportanti appieno questa linea di orizzonte irregolare percepibile a primo acchito sempre al centro stesso della superficie della tela. In effetti la pittrice rappresenta il suo viaggio animistico non all’ interno dell’ essenza stessa del colore blu, ma solo nei suoi confini cromatici, poiche’ la vera essenza del colore blu e’ percepita da lei, come dal possibile osservatore dell’ opera al centro della stessa opera in questione con questa  ” linea di orizzonte” che, simboleggia la felicita’ e l’ assenza dei pesi della vita e l’ estromissione totalizzante del desiderio e del possesso degli obiecta e soggetti che si impongono nella realta’ fenomenica. La pittrice in effetti non rappresenta gli obiecta e i soggetti della realta’ fenomenica, poiche’ essi sono fonte di desiderio e di cupidigia, nonche’ sono i mali stessi di tutta l’esistenza, nel momento in cui essi, cotali soggetti e obiecta, non vengono posseduti da chi li desidera ossessivamente. Paola d’ Antuono attraverso il colore blu tenta di razionalizzare soprattutto con la forma del quadrato della tela, l’ istitivita’ e le parti psicologiche istintive e animalesche che contraddistinguono la maggior parte dell’ umanita’ recalcitrante, solita con i suoi esseri psichici a guerreggiarsi a vicenda per l’ accaparramento delle risorse del pianeta terra manifesto, per supportare appieno il loro fabbisogno alimentare.

Jean-François Bachis-Pugliese, Archivista Semiologo e Critico d’Arte Copyright 2024.Tutti I Diritti Riservati.